Préface
La Ferinda, commedia di Giovan Battista Andreini, Fiorentino
Andreini, Giovan Battista
Éditeur scientifique : Saint Martin, Marie
Description
Auteur du paratexteAndreini, Giovan Battista
Auteur de la pièceAndreini, Giovan Battista
Titre de la pièceLa Ferinda, commedia di Giovan Battista Andreini, Fiorentino
Titre du paratexteA benigni lettori, Giovan Battista Andr[ei]ni
Genre du textePréface
Genre de la pièceCommedia
Date1622
LangueItalien
ÉditionParis, s. n., 1622, in-8°
Éditeur scientifiqueSaint Martin, Marie
Nombre de pages5
Adresse sourcehttp://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k574014
Fichier TEIhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/tei/Andreini-Ferinda-Preface.xml
Fichier HTMLhttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/html/Andreini-Ferinda-Preface.html
Fichier ODThttp://www.idt.paris-sorbonne.fr/odt/Andreini-Ferinda-Preface.odt
Mise à jour2014-04-06
Mots-clés
Mots-clés français
GenreComédie musicale improvisée ; mélodrame
DramaturgiePrologue
LieuVenise
ActionComique
Personnage(s)Thalie ; pas de dieux
ScenographieVenise : costumes vénitiens, gondoles
ReprésentationSimplicité du spectacle comique ; ballets ; sérénades
ExpressionLangues variées ; échos, exclamations, interruptions
Mots-clés italiens
GenereCommedia melodrammatica all’improvviso
DrammaturgiaPrologo
LuogoVenezia
AzioneComica
Personaggio(i)Talia ; nessun dio
ScenografiaVenezia : costumi veneziani, gondole
RappresentazioneSemplicità dello spettacolo comico ; balletto ; serenate
EspressioneLingue diverse ; echi, esclamativi, interruzioni
Mots-clés espagnols
GéneroComedia musical improvisada ; melodrama
DramaturgiaPrólogo
LugarVenecia
AcciónCómica
Personaje(s)Talía ; ausencia de dioses
EscenografiaVenecia : trajes venecianos, góndolas
RepresentaciónSencillez del espectáculo cómico ; bailes ; serenatas
ExpresiónLenguas variadas ; ecos, exclamaciones, interrupciones
Présentation
Présentation en français
Présentation en italien
Texte
Afficher les occurrences dans les notes
A Benigni Lettori. Giovan Battista Andr[ei]ni
[NP1] Allorché per mia felice fortuna in Firenze e in Mantova fui spettator o recitative e musicali, vidi l’Orfeo, l’Arianna, la Silla, la Dafne, la Cerere, e la Psiche6, cose in vero maravigliosissime ; non solo per l’eccellenza de’ fortunati cigni7 che le cantarono gloriose, come per la rarità de’ musici canori che armoniose e angeliche le resero.
Ond’io invaghitomi di così maravigliosi spettacoli, conobbi che forse non sarebbe stata cosa spiacente, chi avesse composto un picciol nodo di [NP2] commedietta in così fatto genere.
Pensai molto, non ci trovando altro che grandissime difficoltà, poiché come commedia, la mia invenzione perdeva nella pompa del teatro, essendo presso a quegli altri poverissimo e ignudo.
Perdeva nella bellezza del variar le Scene, poiché non c’intervenendo nella commedia deità, non si potevano far queste così violenti e rapide mutazioni.
Ne gli abiti riusciva pur fredda l’operetta, poiché in essa non si rimiravano Giovi in maestà e altri numi di maraviglioso aspetto.
Era parimente in tutto snervata, essendo ancor del tutto priva di quelle machine, e per l’aria, e per terra, e per mare, quali tanto fanno ammirande così fatte apparenze.
Alfine, fra tenebre di confusione, dimostrandomisi un picciolissimo ra[NP3]ggio di ripiego gentile, mi rinfrancai smarrito, m’illuminai tenebroso ; e’n così fatta guisa terminai il mio pensiero, cioè.
Per la pompa del teatro, volli stabilir il caso in Venezia, maestosa per gli edifici, ammi[ra]bile, per esser terra e mare ; e benché non ci fossero variate scene, non dimeno era tanto il diletto in mirar sempre questa scenica pompa di terra, e d’acqua, che lo spettatore era lusingato a non si curar di veder di scena altra mutazione.
Alla convenienza degli abiti sontuosi, stabilii la diversità de gli abiti alla veneziana, chi di nero alla lunga vestendo, chi di rosso, chi da pescatori, chi da gondolieri, chi da bravacci, come donne parimente di varie spoglie adornate.
Circa alle machine, pur anch’ io trovai, che le nuvole mie, i miei car[NP4]ri fossero la bellezza ; e le varietà di gondole, e di fisolere.
Parimente allo stesso prologo cercai d’andar emulando ; poiché si come fra questi superbissimi teatri principio d’una di queste opere famose ad’ogni or fù un prologo d’invenzione, o nel mare, o nel cielo comparendo ; così intesi anch’ io che Talía, sopra una conchiglia fra l’onde in maestà, facesse il prologo dicendo che padrona de’ teatri, non voleva più che sì piangesse per Arianna8 : ma si rallegrasse per nuovi diletti, com’ ella n’era apportatrice.
In questo solo mi pareva di guadagnare, poiché in quest’ opere musicali, tutti ragionano in una istessa lingua, e in questa io c’introduceva vari linguaggi, come di Graziano, di Pantalone, di Bergamasco, di Ferrarese, di Napolitano, [NP5] di Genovese, di Tedesco9, con echi, voci tronche, esclamazioni tanto ne’ ridicoli come ne’ gravi, accioché l’eccellente musico avesse occasion di monstrar il suo valore in questi differenti modi scherzando.
Parimente sì come l’opere già dette sono quasi ripiene, e vaghe oltre la testura di versi ordinari, di canzonette alla pindarica10 ; così di queste anch’io ne resi adorna la mia, e in particolar in bocca de’ ridicoli, come la occasion di far serenate ; e perché ad ogni or di così fatte cose è quasi ottimo condimento il balletto, e pur qui dentro il balletto ci posi.
Or per veder distinto quello c’ora v’accenno in confuso, tacendo mi v’inchino.